Chiesa di San Martino

Indirizzo: via Carlo Alberto angolo via Marconi - 

Probabilmente la più antica chiesa di Castellazzo Bormida, fondata quasi certamente prima del Mille. I primi dati certi sulla chiesa sono del 1106,
in un importante istrumento redatto "in locum Gamundii, in platea s.martini", da cui si evince che Gamondio è già libero comune (da cui il "gelso del novecentenario" sulla piazza). 
La chiesa è parrocchiale da sempre, e viene "copiata" dai gamondiesi ad Alessandria dopo la fondazione della città; le due canoniche affidate all'Ordine dei Padri Agostiniani, a Castellazzo dall’anno 1264, rimangono in continuo contatto attraverso i secoli fino all'ottocentesca demolizione della chiesa di Alessandria.
Lo storico locale ottocentesco Girolamo Buzzi propone una ricostruzione storica delle fasi di ampliamento dell'edificio: "la Porta principale con la facciata voltossi a Mezzogiorno, ma la Chiesa prima l'aveva a Levante" (verso la via Marconi) e doveva "esser piantata a forma di Croce Greca con in mezzo l'altare". Le recenti analisi dei paramenti murari e delle decorazioni lapidee non sembrano confermare le ipotesi di Buzzi. 
La chiesa è forse ricostruita nel XIV secolo, e intorno al 1500 la comunità di S.Martino preme per ingrandirla ulteriormente. I lavori terminarono nel 1534 con ampliamento di tre campate (ben leggibile nelle differenti forme di volte e colonne all'interno e delle decorazioni sui cornicioni esterni) e lo spostamento in avanti della facciata ad inglobare la torre ora campanile minore, che prima era Albo Pretorio. 
La facciata viene definitivamente completata nel 1561 (una piccola lapide sopra il portale lo ricorda) e nel 1585 - secondo Buzzi - verrebbero aperti gli "occhi" laterali e collocati i due misteriosi leoni presso il portale. 
L'aspetto reale della chiesa in questi secoli resta ignoto, per quanto alcune tracce del passato siano ancora visibili ad un esame attento: lesene sulle facciate laterali in corrispondenza alle colonne interne, un frammento con intonaco biancastro della facciata precinquecentesca ancora visibile nei sottotetti, dove si conservano i segni delle precedenti coperture, più basse, delle navate laterali.
Nella notte tra il 15 e il 16 settembre 1895 per una candela lasciata accesa presero fuoco le scale interne del vecchio campanile posteriore: il fuoco arse i castelli delle campane facendole crollare all'interno del campanile, e si estese ai locali attigui, dove era accatastato un quintale di carbone che bruciando fuse le campane. Il campanile venne presto ricostruito sopralzato di circa 15 metri sulle strutture, consolidate, della vecchia torre, su disegno del progettista del campanile del duomo di Alessandria, il castellazzese arch. Giuseppe Boidi Trotti.
Negli anni Trenta la chiesa, che - già oggetto di restauri nel 1894 - aveva una grossa finestratura in facciata e rigoni orizzontali all'esterno, viene pesantemente ristrutturata e riportata al presunto aspetto iniziale (che vediamo oggi) in linea con lo spirito pseudo-conservatore dei restauratori del tempo. L'aspetto della chiesa prima dei restauri è raffigurato in molte cartoline d'epoca.

All'interno segnaliamo:
- un fonte battesimale in pietra della fine del XVI secolo;
- tele ed altari della metà del secolo XVII;
- testine e capitelli lapidei sulle colonne della porzione più antica dell'edificio, risalenti presumibilmente al XII-XIII secolo.

Il convento di S.Martino viene citato per la prima volta in un testamento del 1347.
Nel catasto del 1563 vengono riportati possedimenti di monache agostiniane di S.Martino e nessuno dei frati, che invece compaiono nel catasto successivo; è evidente che per un certo periodo il convento di San Martino - di aspetto a noi ignoto - ospitò sia uomini che donne.
All'inizio del secolo XVII i padri agostiniani, senza pace, "vanno faticando intorno al Convento et in essa chiesa ogni giorno si cellebrano da 4 in cinque messe", probabilmente per raccogliere i fondi per le riparazioni; tra il 1664 e il 1675 il convento viene ricostruito.
Alla fine dell'Ottocento viene ridotto ad una sola ala, con la demolizione della porzione più antica, ormai fatiscente; il muro di cinta laterale è ciò che ne rimane. Nella stessa occasione, probabilmente, vengono decorate le stanze interne rimaste; i dipinti rimandano alle opere del pittore Gambini di Milano. L'ala superstite del convento è ancora oggi esistente.

Dal cortiletto laterale della chiesa di S.Martino si accede all'oratorio della scomparsa confraternita di S.Nicola da Tolentino, già citato nel catasto del 1563. 
L'oratorio appare realizzato in due fasi separate, molto ben distinguibili dall'esterno; le murature della zona absidale, oggi adibita a palco, sono chiaramente anteriori al resto dell'edificio, e la soprastante volta a vela è probabilmente contemporanea all'erezione della navata. 
Il piccolo giardino antistante all'oratorio è stato cimitero fino alla seconda metà dell'Ottocento.


A tre minuti da San Martino, prendendo via San Gregorio Grassi, c'è il Santuario della Madonnina.