Chiesa di Santa Maria della Corte


Quella di S.Maria della Corte è una lunga storia. I documenti storici ad essa attribuiti sono i più antichi tra le chiese del paese:
un istrumento del 1005 nomina la fondazione della chiesa "in curte regia Gamundii" (da cui il suffisso "della Corte") da parte di Maria figlia del re longobardo Adalberto, il cui regno iniziò nel 950. 
La prima chiesa è probabilmente ad aula unica; "cadente per l'antichità ... come anche poco capace", si decide l'ampliamento ed al termine della Messa dello Spirito Santo dell'anno 1494 inizia solennemente la demolizione. 
Verrà ricostruita a tre navate, presumibilmente in stile tardogotico: "la chiesa è assai bella, et grande con organo". La consacrazione avvenne il 2 febbraio 1534, il giorno dopo la festa per la nuova chiesa di S.Martino, appena ingrandita.
Inondata dalla Bormida nel 1647 ed incendiata dalle truppe francesi nel 1651, della seconda chiesa di S.Maria rimane ben distinguibile il campanile. 
La chiesa attuale è stata costruita tra il 1665 e il 1717, "sul medesimo disegno ch'era l'altra essendosi serviti de medesimii fondamenti, et della cuppola ch'era ancora restata in piedi". Architetto della ricostruzione della chiesa sei-settecentesca, l'alessandrino Giuseppe Domenico Trolli modificò ulteriormente l'aspetto interno "facendo scomparire gli snelli archi ed i bellissimi capitelli murati per ogni parte".
Nel 1802 il Maire napoleonico di Castellazzo dichiarò sciolta la comunità di S.Maria, e nel 1807 chiesa e convento vennero abbandonati definitivamente dai Padri Serviti. Rientrati in possesso del clero secolare (1817), il convento venne progressivamente diviso tra la parrocchia e il Municipio. 
Nell'Ottocento il "tempio vastissimo ... andava ogni giorno in deperimento; ridotto quasi ad una spelonca, e per la sua umidità chiamato la tomba dei suoi Parroci": era l'effetto malsano delle sepolture a pavimento riempite dalle antiche inondazioni. Finalmente con l'avvento del parroco don Nizzi nel 1894 si intrapresero i lavori per il risanamento della pavimentazione (con scavo e riempimento di ghiaia) e la decorazione delle murature interne e delle stanze della canonica, opere del pittore Rodolfo Gambini di Milano, che successivamente decorerà anche la chiesa di S.Francesco ai Cappuccini e forse il convento di S.Martino.

Esternamente, sopra il portale di ingresso sorveglia i fedeli una Madonna con Bambino in terracotta, opera del plasticatore alessandrino quattrocentesco Francesco Filiberti e probabile porzione di un polittico perduto. La terracotta, che conserva tracce di colore rilevabili ad un esame ravvicinato, è l'unica testimonianza superstite della prima chiesa di Santa Maria della Corte.

All'interno della chiesa segnaliamo:
- il pulpito ligneo opera di Giacomo Vernetti, 1731;
- in fondo alla navata destra, il crocifisso ligneo tardo quattrocentesco miracolosamente scampato all'incendio del 1651 appiccato dalle truppe francesi;
- dietro l'altare il coro ligneo, datato 1664;
- sopra il coro la statua marmorea dell'Assunta, opera forse proveniente dalla bottega genovese di Giacomo Antonio Ponsonelli (primi decenni del Settecento), originariamente nella chiesa di San Carlo;
- a lato dell'altare un maestoso leone di San Marco, di fattura quattrocentesca lombarda e forse preda di guerra, strappato a Cremona (o Crema?) dal re di Francia Luigi XII nel 1509 e portato in dono ai Malabaila di Asti e da lì poi installato a Castellazzo dai Pellati o dai D'Avalos (ed in questo caso sarebbe bottino di guerra una seconda volta). Forse. Qui approfondimenti.

Adiacente alla chiesa era il convento, costruito ai primi del Quattrocento, più volte rimaneggiato e quasi ricostruito nel 1676: comprendeva refettorio, dormitorio, chiostro, orto, officine. Il convento oggi - di superficie ridotta rispetto alle origini - è la sede della parrocchia di Castellazzo, che comprende tutte le chiese consacrate eccetto il Santuario.


Uscendo dalla chiesa verso destra, ci si può dirigere in fondo a via Cristoforo Colombo, dopo la quale inizia via Garibaldi: pochi metri dopo l 'affresco che forse ricorda la scomparsa chiesa di San Salvatore, ecco sulla destra la chiesa di Sant'Antonio Abate.