Chiesa della SS. Trinità da Lungi

Indirizzo: strada Trinità da Lungi, dopo il ponte dell'autostrada - 

Edificata dai Canonici Regolari di S.Croce di Mortara forse intorno al 1130, questa chiesa viene citata per la prima volta nel 1134
Il suffisso "da lungi" fu dato nell'Ottocento per distinguerla dall'oratorio in paese pure dedicato alla SS.Trinità.
Costruita probabilmente all'interno di un complesso monastico, del quale nell'Ottocento si vedevano abbondanti tracce, nei secoli di vita la chiesa ha subito innumerevoli vicissitudini.
Nel Cinquecento era adibita a pagliaio e deposito di botti; importante - e probabilmente decisivo per la conservazione di quanto di antico ci è giunto - fu l'intervento dei Ghilini del 1731, nel quale si modificò significativamente l'interno introducendo coperture a volta che obbligarono a sopralzare l'intero edificio; venne inoltre modificato il tracciato planimetrico della chiesa, con la costruzione dell'abitazione del "romito".
Nel 1836 dopo altre rilevanti opere, forse con la ricostruzione delle volte e la tinteggiatura delle pareti, la chiesa venne riaperta al culto. Altri interventi significativi tra la fine dell'Ottocento e gli Anni Venti ad opera dei proprietari, che liberano dall'esterno la monofora occultata, e scrostano gli intonaci all'interno.
Lo stato attuale deriva dai restauri degli Anni Trenta da parte dell'arch. Vittorio Mesturino della Soprintendenza alle Belle Arti di Torino. In linea con il concetto di restauro di quegli anni è stato modificato lo stato della chiesa, nel tentativo di riportare l'edificio ad uno stato precedente, più vicino alla "realtà storica".
Se la liberazione dell'abside dalle murature interne che nascondevano le monofore ha restituito - in un certo senso - un brandello di Gamondio, le opere di ricomponimento della facciata non discendono da alcuna certezza storica; Mesturino è arrivato ad ipotizzare una ristrutturazione globale dell'edificio, che fortunatamente non è mai stata realizzata.

Della costruzione originale d'impronta romanica rimangono oggi gran parte dell'abside, il tracciato di alcune murature ed i raffinati capitelli d'impronta bizantina.

Gli affreschi nella zona absidale risalgono a due fasi diverse: il Cristo benedicente (frammentario) e la Trinità (meglio conservata, seppur mutila) sono stati avvicinati agli affreschi di San Francesco di Cassine datati al terzo decennio del secolo XIV, mentre la Vergine allattante è databile alla metà del secolo XV.


Una storia della chiesa della Trinità da Lungi è stata ricostruita da Guido Ieni nel saggio “Due fondazioni monastiche di epoca romanica nell’agro di Gamondio”, in "Itinerario artistico nell'Alessandrino", Cassa di Risparmio di Alessandria, 1984, poi ripreso in "SS. Trinità da Lungi di Castellazzo Bormnida, una fondazione mortariense in terra di Gamondio", Edizione Dell'Orso, 1985. 
Entrambi i volumi sono consultabili nella Biblioteca Civica di Castellazzo Bormida, via XXV Aprile.