Castellazzesi - Giovanni Gasti, questore e criminologo

L'inventore del metodo di investigazione basato sulle impronte digitali è nato a Castellazzo Bormida il 30 gennaio 1869. Questa è la sua pagina di wikipedia.






 Via Paradiso, la sua casa (con lui in posa) nel 1927

Castellazzesi - Pio Perrone, industriale

Nato a Castellazzo Bormida nel 1876 ( e morto a Roma nel 1952), era figlio di quel Ferdinando Maria Perrone che fu socio della vecchia Società Ansaldo. 
Pio, assieme al fratello Mario Ferdinando, portò al massimo sviluppo l'organizzazione industriale Ansaldo (acciaierie di Cornigliano, miniere e acciaierie Cogne-Aosta, impianti idroelettrici della Valle d'Aosta). 
 
La storia dell'Ansaldo ai tempi dei Perrone è qua.
 
Il busto, risalente circa al 1935, è dello scultore Francesco Messina.
 



 

Castellazzesi - Paolo Molinari, architetto

Paolo Molinari, architetto (1923-2002)

Sono nato il 5 Giugno 1923 a Castellazzo Bormida, un piccolo paese dell’alessandrino, piccolo per allora, quando i cavalli avevano ancora quattro zampe e la bicicletta era ai primi esordi. Furono anni di grande serenità, i giorni si rincorrevano festosamente. Ricordo le vendemmie, l’asilo dove la Sig.ra Gina cuoceva un buon riso che a me piaceva tanto. Avevo, ricordo, sei anni e già dentro di me tanta volontà di fare. Dopo aver ripetutamente, quasi capricciosamente, chiesto a mio padre di condurmi in cantiere, riuscii a convincerlo. Una mattina di buon ora saliti in bicicletta con lui, correva l’anno 1929 ci avviammo verso il lavoro: stava costruendo una Villa nel Comune di Borgoratto (AL). Arrivati mio padre pensò subito di impegnarmi, mi mise una martellina in mano e mi disse: “martella questo zoccolo di cemento”.
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La famiglia dei Molinari, originaria di Castellazzo Bormida in provincia di Alessandria, opera per più di un secolo nel campo delle costruzioni civili e religiose con l’esecuzione di opere di rilievo. Una tradizione coltivata con passione che anno dopo anno, dal 1884, data in cui si attesta per la prima volta la presenza dei fratelli Paolo, Rocco e Stefano Molinari nel settore dell’edilizia, realizzano nel loro percorso professionale opere quali l’Hotel de Paris a Montecarlo, la Chiesa Russa Ortodossa di Sanremo, il Santuario della Beata Vergine della Creta a Castellazzo Bormida...
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Testi tratti dalla brochure della mostra "MOLN 1923-2002" https://www.comune.casale-monferrato.al.it/.../IDPagina/6050
 


 

Alcuni edifici realizzati in Alessandria: via Trotti (1965), corso Carlo Marx, via Marengo, via Firenze angolo via Lombroso.
 





 

 

Castellazzesi - fra Filippo Moccagatta, servita

 

 

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Castellazzesi - Giacomo Panizza

(Aggiornamento agosto 2022)

Giacomo Panizza maestro al cembalo - e suo figlio Achille Panizza. Consulta o scarica la monografia.

https://archive.org/details/giacomo-panizza-maestro-al-cembalo-e-suo-figlio-achille-panizza/



Storia di Gamondio e Castellazzo

 

Il primo documento storico noto in cui si cita il nome Gamondo risale all'anno 938 d.C.: è conservato all'Archivio di Stato di Milano (fondo Museo Diplomatico, cartella 5-37-179), ed elenca le corti regie che vengono donate alla regina Berta dagli imperatori Ugo e Lotario. Prima di quel diploma ci sono soltanto congetture ed ipotesi,

Chiesa di San Sebastiano


L'oratorio di S.Sebastiano viene espressamente citato per la prima volta nell'elenco delle chiese delle confraternite del 1593, ma l'edificio è certamente già esistente da molti anni.

Chiesa di San Martino

Indirizzo: via Carlo Alberto angolo via Marconi - 

Probabilmente la più antica chiesa di Castellazzo Bormida, fondata quasi certamente prima del Mille. I primi dati certi sulla chiesa sono del 1106,

Chiesa di Santa Maria della Corte


Quella di S.Maria della Corte è una lunga storia. I documenti storici ad essa attribuiti sono i più antichi tra le chiese del paese:

ex Chiesa di San Giovanni Battista

Indirizzo: via Scavia angolo Spalto Palestro -

Secondo una tradizione orale degli Anni Trenta, la chiesa di S.Giovanni era

Chiesa dei SS.Carlo ed Anna


Costruita per volontà testamentale di Maddalena Trotti, la prima pietra è posata nel 1631

Chiesa di Sant'Antonio Abate


La confraternita di S.Antonio Abate è l'unica allo stato delle ricerche ad avere per certo posseduto due chiese contemporaneamente. 

Chiesa della SS. Pietà


Secondo una trascrizione ottocentesca di una cronaca di fine Quattrocento, una prima confraternita della Pietà sarebbe esistita

Chiesa della SS. Trinità di via Roma

Indirizzo: via Roma angolo Spalto Martiri della Libertà - 

La "Trinità di via Roma" è così denominata per distinguerla dall'antica chiesa della "Trinità da Lungi", preesistente da secoli ed esterna al centro abitato.

ex Chiesa di San Francesco "ai Cappuccini"


La chiesa e il convento dei Padri Minori Cappuccini furono fondati con grande solennità il giorno 16 agosto 1608,

Santuario di Santa Maria della Creta


Il Santuario della Madonnina è certamente la chiesa di Castellazzo oggi più conosciuta. 

Chiesa di Santo Stefano


La fondazione della chiesa di S.Stefano "extra muros", di origine quasi certamente monastica

Chiesa della SS. Trinità da Lungi

Indirizzo: strada Trinità da Lungi, dopo il ponte dell'autostrada - 

Edificata dai Canonici Regolari di S.Croce di Mortara forse intorno al 1130, questa chiesa viene citata per la prima volta nel 1134

La torre dell'Orologio



Castellazzo conserva ancora il tracciato delle mura erette per conto di Ludovico il Moro, alla fine del secolo XV (vedi Torrione) e delle mura precomunali: Gamondio, il primo nome di questo borgo, è attestato libero Comune nel gennaio 1106.
La torre dell'orologio è certamente una riedificazione successiva

Il torrione


Castellazzo conserva ancora il tracciato delle mura precomunali (secoli XI-XII, vedi Torre dell'Orologio) e delle mura erette per conto di Ludovico il Moro, alla fine del secolo XV.
Il cosiddetto torrione appartiene alla cerchia difensiva quattro-cinquecentesca;

Il castello


Il nome "Castellacium" compare verso la fine del Duecento, e per tutto il Trecento viene affiancato al toponimo originale Gamondio,

Bibliografia

Per le informazioni sugli edifici religiosi:
Cristoforo Moretti, Catalogo di edilizia ecclesiastica nel territorio di Castellazzo Bormida, Ugo Boccassi Editore, 2001

Per le informazioni sulle opere d'arte:
Gelsomina Spione, Chiese e oratori di Castellazzo Bormida: la catalogazione dei beni mobili in "Uno spazio storico - Committenze, istituzioni e luoghi nel Piemonte orientale", UTET, 2007.

Entrambi i volumi sono consultabili presso la Biblioteca Civica del Comune di Castellazzo Bormida, via XXV Aprile.

Per le informazioni sugli edifici civili:
sito web del Comune di Castellazzo Bormida
http://www.comune.castellazzobormida.al.it/VisitaGuidata 

Un leone di San Marco a Santa Maria della Corte

Tratto da Castellazzonotizie – marzo 2013, pag.16 

Nell’abside di Santa Maria della Corte, chiesa parrocchiale a Castellazzo Bormida, è murato un grande altorilievo in marmo raffigurante un leone di San Marco, classico emblema della Serenissima Repubblica di Venezia che orna mura e palazzi del territorio un tempo soggetto al suo plurisecolare dominio. Venezia però fino alle pianure piemontesi non si è mai spinta.

Scomparsa chiesa di San Giovanni da Paravano

Indirizzo: piazza San Giovanni Vecchio, oggi piazza Vittorio Emanuele II

Antica, importante e dimenticata chiesa, forse anteriore al secolo XIII; dal suo sito prese il nome piazza S.Giovanni Vecchio, oggi piazza Vittorio Emanuele.
La chiesa di S.Giovanni "da Paravano" è già menzionata nel 1298 e viene riportata nei cataloghi del 1350 e del 1355.
Il suffisso "da Paravano" potrebbe essere derivato da S.Martino di Paravanico, località montana nel comune di Ceranesi (GE); quel luogo fin dal Trecento era un'importante stazione di posta per i traffici commerciali effettuati a dorso di mulo, sulla via terrestre che collegava Genova ad Ovada e quindi anche alla nostra area. La fondazione della chiesa potrebbe quindi ricondursi a motivazioni legate alla favorevole posizione del borgo di Gamondio-Castellazzo ed alla buona rete di scambi commerciali con la città di Genova.
Tradizione orale locale vuole l'oratorio di San Giovanni Battista ricostruito con il materiale ricavato dalla demolizione della chiesa della piazza S.Giovanni, ma mal si accorda con la visita pastorale del 1584, che già rileva la presenza dell'oratorio e non quella della chiesa parrocchiale, che però sarebbe citata in un testamento del 1589.

Bartolomeo Ferraris - archivista comunale della prima metà del Novecento - ipotizza una ricostruzione delle vicende della piazza Vittorio Emanuele II. Ai tempi della prima cinta fortificata di Gamondio l'area sarebbe stata occupata da acqua stagnante; successivamente sarebbero avvenute la bonifica e la costruzione della chiesa parrocchiale, con la creazione della "piazza S.Giovanni": la porta della cinta interna che era nei pressi del bar Cannon d'Oro già nel 1391 era chiamata "porta S.Giovanni". Ammessa la demolizione della chiesa per l'ampliamento forse nella prima metà del Cinquecento, nel 1731 viene riattivato un antico mercato settimanale e la piazza cambia nome: da "San Giovanni Vecchio" a "del Mercato" e nel 1891 piazza Vittorio Emanuele, come ancora oggi (con un breve intermezzo come "piazza del Popolo").

Scomparsa chiesa di San Salvatore

Indirizzo (presunto): via XX Settembre

Pochissimo si sa sulla chiesa e sul monastero di S.Salvatore di Gamondio, possedimento nel 1170 dell'abbazia di S.Quintino di Spigno e indicata nei cataloghi trecenteschi: "dovea esser una chiesa di riguardo, poiché consta da essi cataloghi, che le spettavano tanti beni" riporta il canonico Chenna nel Settecento, e desume dalla scomparsa del nome che la chiesa sia stata sconsacrata o demolita dopo il 1355. 
In realtà alla fine del Trecento la chiesa sembra ancora esistente: la sua collocazione è individuabile tra le mura di S.Giovanni (chiesa che era nella piazza Vittorio Emanuele) e il quartiere denominato Pigliano; il "ponte di Pigliano" era presso lo slargo tra la via XX Settembre e lo spalto Palestro, e forse la stessa via XX Settembre era una volta la via di S.Salvatore. L'affresco all'incrocio tra via XX Settembre e via Garibaldi potrebbe essere semplice suggestione, o molto di più.
Nella copia cinquecentesca del "Liber matricule" del 1391 la chiesa viene ancora riportata, ma nel catasto del 1563 non se ne trova più traccia.

Scomparsa chiesa di San Rocco

Indirizzo: all'inizio di via Roma

Nel catasto 1563 per la prima volta viene citata "nel q.ro di S.Lazzaro ... la chiesa di Santo Roccho"; e circa vent'anni dopo il vescovo Parravicini la visita: "nel quartiere di S.Lazzaro, presso l'oratorio della Santissima Trinità, si trova nella via pubblica la cappella di S.Rocco, indecente senza muro né cancello ...".
L'oratorio di S.Rocco fu ricostruito in dimensioni maggiori a seguito della peste del 1630-31, come segno di devozione della comunità della Contrada Grande - l'odierna via Roma - risparmiata dall'epidemia.
L'oratorio era ricavato presso una vecchia porta di fortificazione, i cui resti erano ancora esistenti alla fine del Settecento; negli anni Trenta del Novecento durante lavori in abitazioni private si riscontrarono avanzi di fortificazioni, lungo la cerchia che dalla Piazzetta dei Vallori (poco oltre S.Rocco) tramite via Gamondio ancora porta alla chiesetta di S.Sebastiano.
S.Rocco fu demolito nel 1922. Era abbandonato da anni, e in tale stato da essere dichiarato antiestetico persino dal parroco di S.Martino; per evitarne il crollo improvviso il Comune deliberò la demolizione ordinando l'erezione di un'edicola sul sedime dell'attigua sagrestia; "siccome la nuova costruzione non era riuscita di sommo gradimento della Commissione di edilizia ne veniva deliberata la demolizione, e la statua del Santo che ivi doveva essere posta alla venerazione del pubblico, veniva in seguito collocata nella nicchia ove si trova attualmente" (Bartolomeo Ferraris sul Bollettino del Santuario, maggio 1935).